Parte
1 Origine, Vantaggi e Diffusione della staffa
Parte
2 Tipologia
Parte
3 Materiali e Lavorazioni
Parte
4 Schede tecniche
Parte
5 Indice Analitico Note e Conclusioni
Parte
6 Bibliografia
PARTE
1
ORIGINE, VANTAGGI E DIFFUSIONE DELLA STAFFA
- ORIGINE
-
Perché le
staffe ritrovate? Perché se ne è perduta lorigine nella notte dei
tempi.
Linvenzione delle staffe è stata attribuita ai più svariati popoli.
In realtà era stata adottata da diversi geniali cavalieri che ne avevano
apprezzato gli enormi vantaggi. Altre invenzioni sono arrivate ad una
maturazione tale da facilitarne la rapida diffusione. Ci sono delle scoperte
o delle invenzioni in cima ad una scala di evoluzione tecnica, quasi obbligate.
Quando Gutemberg inventa la stampa, in realtà inventa la composizione
dei caratteri mobili, dietro al quale ci stavano studiando in parecchi
e, una volta capito linghippo, si diffuse rapidamente.
Tuttavia dobbiamo dare un merito a colui che la adottò per primo in seno
al suo esercito, a Carlo Magno, in modo diffuso ed articolato, anche se non
documentato; magari, un giorno, scavando sui campi di battaglia se ne
troveranno le prove. Si tenga conto che il ferro sepolto raramente non
si ossida e si dissolve nel terreno, a meno che non abbia subito un processo
di ribattitura, tale da farlo diventare simile allacciaio e quindi
più resistente agli agenti esterni avendo un basso contenuto di Carbonio.
Attila (406-453 d.C.) si accorge, nelle guerre di conquista, che alcune
tribù i cui cavalli erano muniti di staffe, arrivavano prima delle altre,
più fresche e già pronte al saccheggio; causandogli oltrettutto qualche
inconveniente per la sorpresa mancata.
Dopo la sconfitta di Châlons-sur-Marne (452 d.C.), riorganizza la cavalleria
e, studia la staffa, ma essa viene da più
lontano!
Alcune tribù mongole le usavano dal 300 d.C. in poi. Gli Unni, come popolo,
sono antichissimi, e fanno razza, come gli Hittiti, gli Iraniani
ed i Cinesi; con loro compartivano la terra già prima dellanno 2000
a.C.
Non è affatto un mistero da dove vengano, e dove spariscano in alcuni
periodi della storia! Spariscono se ne tornano a casa, o vengono assorbiti
nei luoghi dove si sono spostati, come i turchi ottomani, e vengono tutti
dalla regione delle steppe dellAsia centrale a nord della Cina.
I cinesi, che già prima del 2000 ne soffrivano la scomoda vicinanza,
ne parlano in continuazione e costruiscono la Muraglia cinese che separa
la regione di Pechino dal Nord, dalle terre inospitali e fredde della
Mongolia. La più grande costruzione della storia, è proprio la Muraglia costruita in centinaia di anni
con sacrifici inumani contro i Mongoli!
Il successo degli Unni (come i Tartari, i Mongoli ed altri popoli cugini)
è dovuto allasprezza della terra di origine; che peraltro occupano
ancora loro stessi, come altri popoli possono fare.
Quando la storia li fa sparire è perché sono spariti dalle
loro terre che hanno conquistato, come successe in Pannonia, non da quella
di origine, da dove regolarmente partono per le loro scorribande.
Quando sembra che non facciano nulla sono sparpagliati, rimasti in pochi,
su enormi territori inospitali che li costringe ad una vita dura e selettiva
e che solo loro riescono ad abitare grazie ai costumi ed alle tradizioni
millenarie; hanno imparato a sopravvivere.
Quando le condizioni climatiche favoriscono i pascoli il cavallo inizia
a star bene, sta bene la moglie, stanno bene i figli, e sta bene anche
il Mongolo che si moltiplica e si fortifica; magari con lotte intestine
e, se trova dei varchi dove emigrare... lo fa da sempre!!
In patria non hanno lasciato nulla, perché si spostano sempre e non sono
assediabili; è stata la loro debolezza e la loro salvezza.
Hanno avuto tre periodi di fulgore, il primo a metà del V secolo, quello
di Attila, per intenderci, quello di Ghengis-Khan del XIII secolo ed infine
quello di Tamerlano del secolo successivo.
Agli inizi del 300 d.C. iniziarono, causa un innalzamento delle temperature
medie che ne migliorò le condizioni di vita, a spostarsi a Est, dapprima
evitando la muraglia cinese, verso la Manciuria e verso la Korea.
Poi sfondarono la muraglia, che è costata ai cinesi enormi sforzi, frantumando
limpero cinese in sedici stati (304) ed infine, alla fine del secolo,
nel 375 d.C., si avventurarono verso ovest dove si scontrarono principalmente
con gli Ostro-Goti del nord e con i Sassanidi (Persiani) al sud.
Alcune tribù si trasferirono in Pannonia (lattuale Ungheria) e lì
ritrovarono le stesse condizioni di partenza, radure e pascoli abbondanti
per i cavalli.
Il successo militare di questo periodo potrebbe essere anche dato dal
fatto che alcuni usavano la staffa come ritrovato bellico.
Diffusero quindi luso della staffa in Cina ed in Korea, poi
nel Nord Europa e nel Medio Oriente, quasi simultaneamente e velocemente.
I Sarmati che sconfiggono i Romani di Occidente con ladozione della
cavalleria pesante armata di cotte a maglia di ferro e lance
pesanti, forse già usavano le staffe di ferro con totale protezione anche del cavallo necessariamente catafrattato a guisa di carro armato antelitteram.
- VANTAGGI
-
Galeno e
Ippocrate parlano di infermità che affliggono le gambe dei cavalieri che
erano costretti a cavalcare con le gambe a penzoloni.
Senza staffe il cavaliere antico, come si può vedere raffigurato sulle
statue romane, era piegato allindietro e le gambe semi stese penzolavano
in avanti. Anche la cavalcatura evidentemente ne soffre... alle reni.
Arriva la staffa ed il cavaliere può equilibrare meglio il suo peso spostandolo
in avanti, verso il garrese.
A volte ai cavalieri neofiti, ed anche a quelli incalliti, viene fatto
fare un esercizio terribile... dieci minutini di andatura senza staffe...
sono dolori!
Con la staffa cambia completamente il modo di cavalcare, cambia il cavallo
stesso, la sella, il morso: è così rivoluzionaria che farà fare allequitazione
un balzo in avanti pari a quello delladozione del filetto ed, in
campo militare, ancora maggiore.
Se si vuole tirare con larco a cavallo, come facevano così bene
gli Unni bisogna avere punti fissi e non seguire landamento del
cavallo al galoppo. Con le staffe infilate, lasciando la cavalcatura sciolta
e stando ritti, con le gambe quasi tese, ci si porta ad una distanza costante
dal terreno e di conseguenza anche larco teso, ma dotati di gambe normali.
Il barbaro armonizzava il movimento del cavallo, manteneva fissa la punta
della sua freccia sul bersaglio... e, poteva magari ruotare in tutte le
direzioni, ma... solo con lausilio della staffa; si va via lisci,
provare per credere!
Altro grosso vantaggio è dato dalla resistenza ottenuta dal cavaliere;
coprendo enormi distanze sorprendeva il nemico. Magari riusciva anche
a dormire, a cavallo, con lausilio di un bastone fatto a forcella
rovesciata e legato sullarcione.
Nelle steppe non ci sono ostacoli ed il cavallo puntato in una direzione
va da solo; lunico ostacolo può essere costituito semmai dai fiumi
e, quando andava proprio male, faceva un risveglio improvviso nellacqua
gelata.
Oltre allarco anche luso della lancia viene facilitato...
si può puntare e spingere con forza, si può portare scudo pesante e armatura.
La staffa protegge il piede dal freddo se ben imbottita e rinforzata,
come facevano i postiglioni che dovendo cavalcare il primo cavallo delle
diligenze potevano congelarsi i piedi dal freddo. Chi cavalca non muove
tanto i piedi e le punte sono strette nello stivale... meglio mettere
una misura in più ed un bel paio di calzettoni, oppure una staffa imbottita.
Nel Medioevo la staffa fatta a gabbia proteggeva la punta
dai colpi di arma bianca. Pare che Ezzelino da Romano non le portasse
e un fante riuscì ad infilargli una lancia nel piede e a disarcionarlo.
Catturato, il feroce tiranno morì a Soncino nelle segrete del castello,
per quella ferita che nessuno volle curare.
Altro grande vantaggio è dato dalla facilità della salita a cavallo che
è già più alto del cavaliere e spesso tende a sottrarsi alla monta ruotando
su sé stesso.
In guerra la salita a cavallo è un momento molto pericoloso, molto più
della discesa; è un momento delicato ove il cavaliere senza staffa si
aggrappa alla sella e deve fare una mezza acrobazia se non ha un piedistallo.
Con la staffa, magari allungata apposta, infila il piede sinistro nella
staffa sinistra, e tenendo le redini con la mano sinistra può montare
aiutandosi con la destra.
Ai Cinesi non parve vero poter risolvere questo problema perché
avevano, come tutti i popoli opulenti, selezionato cavalli sempre più
grandi e forti. Labbondanza dei raccolti consentiva di mantenere
cavalli sempre più grandi e quindi aumentare i mezzi bellici.
I Cinesi potevano permettersi cavalli grandi, da pianura oltre che da
guerra! Ma anche per il trasporto il cavallo grande è un vantaggio e la
staffa ne agevola la monta.
Per riassumere i vantaggi la staffa permette maggior equilibrio, maggior
resistenza, sia per il cavaliere che per il cavallo, facilita luso
delle armi (arco, lancia, spada e corazza), agevola la salita, protegge
dai colpi di freddo, darma e...dai pali.
Viene infine usata come attrezzo di lavoro dagli allevatori della Colombia
per chiudere e aprire le porte dei recinti, dove devono spostare il bestiame,
senza scendere da cavallo.
- DIFFUSIONE
-
Era sconosciuta
ai Romani Occidentali semplicemente perché non amavano la cavalleria come non
amavano la Marina ( e non vi fecero tanti sforzi !.)
Non la adottarono dopo le sconfitte subite dagli Unni perché, ormai in
piena decadenza, non erano più in grado di imparare dalle sconfitte, come
fanno i popoli in espansione.
Neanche i Germani le avevano perché le avrebbero girate alla
cavalleria di Roma che usava i popoli nordici proprio per sopperire alle
loro carenze ippiche.
Queste le debolezze! Ma la forza civile dei Romani stava nella scoperta
dellarco a volta e, quella militare, nellutero delle donne
italiche; Annibale se ne rese conto. Ogni volta vinceva una battaglia
Roma con quattro centurioni superstiti rimetteva in piedi le legioni che
erano, si badi bene, di fanteria.
Per formare un fante ci vuole poco, basta la mamma che lo mette al mondo,
un po di farro, miele, scudo, lancia pesante e corazza. In breve
tempo il centurione superstite si moltiplica, si clona. Annibale non distrusse
Roma, non solo perché temeva di disperdere le forze in unimpresa
rischiosa, ma perché, lì, davanti a lui semindifesa cera solo una
città e distruggerla sarebbe stato meglio per il suo nemico che traeva
forza nelle opulente campagne dellassolata Italia. Annibale laveva
capito, altri no!
Anche Attila laveva capito, ma il fato volle che quando era a due
passi dalla città imperiale, ove, bambino, fu ostaggio, prigioniero del
corrotto e odiato nemico, non volle rischiare, non tanto le ire di Dio
nella veste di papa Leone, ma le ira della piccola zanzara anofele, dilagata
a Roma, peggio di un barbaro invasore. La malaria impazzava a Roma ed
Attila voleva combattere non la città, ma i latini corrotti e debosciati
che erano ovunque. Il rischio era troppo grande, la malaria, per un cavaliere,
non si combatte, meglio tornare nelle praterie, a nord ed affrontare uomini
di valore, eroici ed incorruttibili, come il generale Ezio, ricordato
malvolentieri dalla storia romana, perché era tutto il contrario di quel
corpo ammalato che stava cercando inutilmente di curare.
Dellimpero in disfacimento molte civiltà evolute, stranamente, pur
sviluppando il filetto e le armi in genere non inventano le staffe.
Gli Etruschi, per esempio, adottano un morso multiplo a paletta in fusione
di bronzo, molto complicato.... magari le staffe erano di ferraccio e
si sono perse arrugginendo sotto terra.
Anche per gli Egizi, è strano che non labbiano inventata; così come
per altri popoli che hanno segnato unevoluzione quasi obbligata
su certe linee di sviluppo comuni al sistema: uomo, astri, stagioni,
raccolti, piramide, sacerdote, re, Dio, uomo....
I kmer non lhanno inventata e il cavallo lo sapevano ben usare,
come gli Hindù!
Per gli Americani è unaltra storia perché il cavallo era estinto
durante le civiltà Inca e Azteca. Fu reintrodotto involontariamente dai
conquistatori spagnoli. Il Pellerossa era abilissimo cavaliere perché
faceva acrobazie sul cavallo; oltretutto per lui era una scoperta recente.
Conosceva la copertina, il filetto semplice, niente staffe e niente ferri!
Il Pellerossa era destinato a perdere, quando arriva la cavalleria americana,
se il terreno non era regolare il cavallo si azzoppava. Faceva comunque
miracoli di acrobazie forse per quel po' di sangue mongolo che gli scorre
nelle vene. LAmerica venne colonizzata dai popoli del Nord Asia
che seguendo le prede attraversavano a piedi lo stretto prosciugato
dalle glaciazioni.
Gli Unni quando si spostarono verso sud-ovest incapparono in popolazioni
seminomadi e bellicose, come gli Avari, i Sarmati, i Germani, i Goti, con i quali
si confrontarono con successo. Finalmente, dopo aver consolidato le loro
basi in Ungheria, si apprestarono ad invadere Roma, vecchio pallino di
Attila, che non tollerava le tre armi che usavano i romani: corruzione,
astuzia e ipocrisia,... ciò che li univa tutti era la violenza.
Ladozione della staffa fu per gli Unni come ingranare la quinta
marcia, ma il loro destino storico era di vincere le battaglie (tranne
Chalons) e non la guerra. Non avevano la prolificità indispensabile per
un ricambio stabile e per sostituirsi ai popoli sottomessi.
Questi tipi di conquistatori si mescolano ai vinti e, lontani dalla patria
di origine perdono le tradizioni, in pochissime generazioni.
I popoli germanici adottarono la staffa, dopo aver subito
in casa loro le umilianti sconfitte dagli Unni e la diffusero nel bacino
del Mediterraneo, con la caduta dellImpero Romano.
I Bizantini ce ne hanno lasciato il primo documento scritto (602 d.C.)
sotto limperatore Maurizio.
Anche Franchi e Vichinghi ne hanno lasciate alcune assai significative.
I Carolingi lhanno considerata importantissima, tanto è vero che
Carlo Magno tra laltro, si fece seppellire con una staffa da cavallo.
La cavalleria franca, con le staffe, consentì di battere nemici potenti
come i mussulmani a Ovest ed i Longobardi ad Est.
Gli Indiani erano molto vicini alladozione della staffa e, di sicuro,
usavano un anello per lalluce che serviva come riposo.
I Giapponesi la reinventarono, dando ad essa una forma stravagante,
a gancio, così lontana, come tecnica duso e di funzione da tutte
le altre che è quasi certamente autoctona. Chi vede la staffa
ad anello con il piede passante, la adotta immediatamente,
e non gli vengono in mente altre diavolerie.
I Cinesi ne hanno fatto subito tesoro dopo che i popoli delle steppe scorrazzavano
per fare bottino coprendo distanze inimmaginabili.
Oggi la staffa dei Mongoli, con quella dei Tibetani che ne adottarono
per intero larmamentario, appare tecnicamente molto progredita e
quelle antiche di qualche centinaio di anni sono sorprendentemente moderne,
efficaci, eleganti e forti.
Possiamo in conclusione dare il merito dell'invenzione della staffa di metallo nella Scythia meridionale, regione compresa trà il Dnepr ed il Don dagli Sciti, Sarmati, o Avari, le cui splendide staffe si trovano non a caso nella limitrofa Pannonia, oggi Ungheria nel museo della storia naturale a Budapest.
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